Sport (Pagina 30 - Edizione IF)
Universo danza
Le mancano solo la moviola e i talk show, per fare uno sgambetto al calcio. Un tocco elegante, per carità, naturalmente a tempo di musica, tanto per ribadire un ruolo che la storia - e la vita quotidiana - hanno già consegnato alla danza: quello di sport più amato, dagli italiani e non solo, forse perché il più innato nell'animo come nelle gambe. Bastano due note, due scarpe comode ma anche piedi scalzi, per liberare la mente, accendere il corpo, sognare, unire persone e generazioni. Tra le mura di casa come sui parquet delle palestre, nelle sale da ballo, ristoranti e baretti sulla spiaggia. Ballare, e farlo per sport, piace sempre di più. La consacrazione televisiva con i “talent” (si attende ancora quella olimpica, prevista per Roma 2024) ha dato ulteriore spinta a una disciplina che, in Sardegna come in Italia, non conosce crisi. Adatta ai più piccoli come agli anziani, a chi ama la tradizione e chi preferisce sperimentare, la danza sportiva nell'isola conta circa 7000 praticanti seguiti da 130 società.
«La metà», specifica Ivo Cabiddu, presidente regionale della Fids, «è costituita dai dirigenti e dai tecnici delle società sportive più i corsisti, che frequentano i corsi di ballo e le serate per stare in compagnia e senza velleità agonistiche». L'altra metà, rappresenta il popolo che affolla i palazzetti di tutta Italia, vincendo titoli e coppe e introducendo nuove tendenze. Se fra la cinquantina di discipline –impossibile, citarle tutte – quelle del latino americano continua a spopolare, con 1500 tra agonisti e amatori divisi tra coppia e duo sincronizzato, crescono le danze artistiche coreografiche (synchro, choreographic, show, accademiche, e.po.ca.) e le specialità della street dance (hip hop, break dance, electric boogie), sia nella versione individuale che nelle coreografie di squadra. Ma iniziano a piacere anche la tap dance (meglio nota come tip tap), e la line dance (specialità di balli in linea, come il country, diffuso con ottimi risultati, se è vero che alcuni sardi parteciperanno ai prossimi campionati italiani di Rimini).
«Una delle caratteristiche della danza sportiva è il suo essere in continua evoluzione», conferma Cabiddu, «quando venticinque anni fa abbiamo fondato la federazione, andavano per la maggiore il liscio e il ballo da sala, che ora invece interessano un numero relativamente ridotto di persone». Non per forza anziani. «Certo, le coppie di una certa età prediligono il classico, ma ho visto ultrasettantenni cimentarsi con entusiasmo nel caraibico».
Forse perché, a dispetto di chi ancora la guarda con sufficienza, identificandola come trionfo di lustrini e abiti sgargianti, la danza sportiva è davvero un toccasana per il fisico. Purché si impari nel dovuto modo. «La danza sportiva ormai non è solo un fenomeno di moda passeggero», avverte il presidente federale, «ma un movimento fondato sulla professionalità di insegnanti che conoscono molto bene il proprio mestiere, loro stessi sono stati atleti e hanno maturato tanta esperienza nella competizione, per poi specializzarsi nell'insegnamento per tutte le età e diverse discipline». Anche per i più piccoli, esiste un approccio didattico e metodologico specifico. «Dai quattro anni, si insegna la danza sportiva attraverso i programmi divulgativi e la baby dance, che asseconda senza forzarli i movimenti ancora incerti dei bambini, aiutandoli nella coordinazione e nel rapporto con il ritmo e la musica».
Clara Mulas
Sport (Pagina 30 - Edizione IF)
Un progetto della Fids
per 900 alunni delle scuole
Da tre anni, la danza sportiva entra anche nelle scuole. Sono stati circa 3000, tra bambini di alcune primarie e soprattutto ragazzi delle secondarie di primo e secondo grado, i danzatori in erba che nell'ultimo semestre dell'anno scolastico appena concluso, hanno seguito i corsi organizzati dalla Fids con il supporto di 130 insegnanti, formati lungo appositi corsi autunnali. Circa 900 hanno dato prova di quanto appreso, durante il campionato studentesco.
Si saprà solo l'estate invece, quanti di loro proseguiranno l'esperienza, iscrivendosi a corsi e scuole di ballo. «Intanto siamo riusciti nel nostro intento: far innamorare i più giovani della danza sportiva», afferma il presidente della federazione sarda, Ivo Cabiddu, «gli stessi docenti, una volta formati sulla materia, l'hanno trasmessa con passione».
Prossimo traguardo, far attecchire il progetto Sport a scuola in tutte le scuole primarie. Perché non è mai troppo presto per imparare a ballare. (
cl.m. )
Sport (Pagina 31 - Edizione IF)
L'APPUNTAMENTO. A metà settembre a Olbia: sarà la terza volta
ORA I MONDIALI SYNCHRO DANCE
Il prossimo impegno in agenda è il campionato italiano di Rimini, a luglio. Ma la Sardegna tutta guarda già al 15 settembre, quando a Olbia si aprirà la tre giorni del Campionato del Mondo di syncro dance. Una classica, ormai, per l'Isola che accoglie l'evento per la terza volta consecutiva. Questa volta, con un titolo in palio in più, quello dedicato all'hip hop.
Per conoscere numeri e nazioni è ancora presto, ma le anticipazioni fanno sperare di replicare le 700 coppie in gara nel 2015, molte in arrivo dai paesi dell'est: Polonia, Repubblica Ceca, Russia e Ucraina su tutte. Una cifra che non deve stupire, considerando che la Sardegna è la culla del duo synchro, ideato di recente in risposta alla cronica carenza di cavalieri. «Nel synchro due donne, ma anche due uomini o una coppia mista, esegue la tecnica ora di samba, ora di cha cha o jive senza alcun contatto», spiega Giuseppe Brocchi, tecnico insieme con la moglie Valeria Poddighe dell'International Dancing Star, società sassarese da due anni leader regionale della disciplina, «sta al coreografo mescolare sincronia, ritmica e melodia in un insieme originale, che possa ottenere un buon piazzamento».
Diverso è il synchro a tema, dove i duetti eseguono il loro cavallo di battaglia, ma sulle note di un brano uguale per tutti, lungo un minuto e mezzo. «La Sardegna ha altissime possibilità di andare a medaglie, come già accaduto alla formazione Under 15 della società Alessandra Celestial Dance, premiata nel 2015», conferma Brocchi, «sia in quantità che nella qualità, ormai l'Isola è una realtà temuta a livello internazionale». L'hip hop che si vedrà a Olbia, non sarà quello della street dance, fatto di musica e improvvisazione. Anche in questo caso ci si confronterà in coreografiche costruite su passi codificati in palestra. «Ma non è detto che siano in due a esibirsi», precisa l'insegnante sassarese, «l'hip hop si può praticare anche in singolo o in gruppo: l'anno scorso, una nazione si è presentata con ben ventiquattro elementi». (
cl.m. )
Sport (Pagina 31 - Edizione IF)
Per partecipare ai “tricolori” ha posticipato l'intervento per asportare un tumore
ANNA MARIA, DAL BALLO LA FORZA PER LA VITA
La danza, ama ripetere, le ha allungato la vita. Anna Maria Biancu oggi si divide tra il negozio, la famiglia e la preparazione dei Mondiali di luglio, che condividerà con il marito Sergio.
Il ricordo di un anno fa, della diagnosi di tumore al seno fatta da medici di un centro milanese, della successiva operazione e terapia, è ancora vivo. Ancora di più la convinzione che lo sport, e più nello specifico la danza, le abbia dato la spinta per saltare l'ostacolo e sorridere, anche nei momenti più duri. «E di dire una piccola bugia ai medici», confessa la Biancu, 58 anni e due figli grandi, «pur di partecipare ai campionati italiani di Rimini, li ho informati di non aver trovato posto in aereo e convinti a posticipare l'intervento di una settimana».
Anziché nel capoluogo lombardo, il volo l'ha portata alla promozione nella categoria A. La stessa dove, tra venti giorni, disputerà il suo primo torneo iridato. «L'anno scorso, non mi sarei certo aspettata di riconquistare l'entusiasmo di adesso», racconta, «eppure mai ho pensato di lasciare la danza, anzi: appena ho potuto, ho ripreso a ballare per tre volte alla settimana, me l'avevano consigliato anche i medici per smaltire più rapidamente la terapia».
A sostenerla, la famiglia e i suoi maestri Marcello Daga e Marina Pau. «Non sono una wonder woman, ho pianto anche io ma subito dopo mi sono rimboccata le maniche: la danza mi ha insegnato che la vita è bella, com'è bello stare in mezzo alla gente e alla musica. Valeva la pena lottare, io ce l'ho fatta e vorrei che anche altre persone scoprissero il ballo, la gioia e la forza che può dare per superare le difficoltà della vita».
(
cl.m.)